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ISIS ‘CUOCO-MANUPPELLA’ DONA IL RITRATTO DI ROMINA DE CESARE AL COMUNE DI CERRO A VOLTURNO

Il comune di Cerro a Volturno ha dedicato una panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, a Romina De Cesare, la 36enne originaria del paese vittima di femminicidio. Romina era anche una ex studentessa della nostra scuola, aveva frequentato il Liceo Linguistico, e l’ISIS ‘Cuoco-Manuppella’ ha voluto onorare la sua memoria donando al comune un’opera che fissa sulla tela il momento in cui a Romina è stato impedito di chiedere aiuto. La dirigente scolastica, Maria Teresa Vitale, e una delegazione composta da 10 studentesse di Cerro a Volturno, accompagnate dalla prof.ssa Gabriella Mancini, hanno partecipato alla cerimonia durante la quale la panchina rossa è stata scoperta e il ritratto donato. Il luogo dell’installazione artistica è fortemente simbolico, si tratta, infatti del Parco Giochi del paese: “Nel luogo in cui – ha spiegato il sindaco Remo Di Ianni – i nostri bambini e i nostri ragazzi ogni giorno vanno per stare insieme, per giocare insieme, per incontrarsi… per crescere. Siamo sicuri, che i nostri più piccoli, guardandola sapranno fare tesoro del grande messaggio di civiltà che porta che con sé”. Mehak Kaur, la studentessa del II B del Liceo Artistico autrice dell’opera, durante la cerimonia ha spiegato come è stata realizzato il ritratto di Romina: “Con tecnica mista su tela, inchiostro e acrilico – ha detto -, guidata dal professore Valentino Robbio. E’ stato emozionante per me. Romina ha studiato nella nostra scuola, è stata un’adolescente come noi. Chissà quante volte, percorrendo la strada per raggiungere la sua aula avrà immaginato il suo futuro, il lavoro dei suoi sogni, il suo principe azzurro. Ma ha trovato un amore malato che, forse, pensava di poter cambiare, ma lui le ha chiuso la bocca prima che potesse chiedere aiuto. Sulla tela ho voluto fissare quel momento affinché sia da monito, per tutti noi, a non tacere di fronte a qualsiasi tipo di violenza, fisica o psicologica”. Un’altra studentessa, Imma Di Cristofaro III E Liceo Linguistico, ha letto anche un messaggio a nome di tutta la scuola: “Non solo voi donne, ma anche voi uomini… distinguetevi da chi le donne, invece di rispettarle, le maltratta…Stop alla violenza sulle donne. Lo scriveva Romina sul suo profilo Facebook unendo la sua voce alle migliaia di appelli del 25 novembre del 2021 per fermare la piaga sociale del femminicidio.  Leggerlo oggi fa venire i brividi: Romina, 6 mesi dopo quel post, è stata vittima della violenza di un amore malato. La sua, purtroppo, è una storia uguale a quella di 104 donne uccise, come lei, nei primi 11 mesi del 2022. Ogni giorno, tra le notizie diffuse dai media, ce ne è una che riguarda una caso di violenza presunto, accertato o condannato dalla giustizia in via definitiva. Ma fino a ieri sembravano tutti lontani da noi, non per questo meno dolorosi, però quando la vittima ha un nome e un volto familiare l’immedesimazione è più forte e la rabbia ti acceca, perché non te lo aspetti, perché accanto a te non può succedere. Eppure è accaduto. La morte di Romina ha lasciato tante domande senza risposte, su tutte: si poteva fare qualcosa per salvarla? Che è la domanda che si ripete a ogni femminicidio. Sicuramente per Romina, e per le tante donne assassinate come lei, dobbiamo fare qualcosa ora affinché non accada mai più. La sua storia, le loro storie, devono essere raccontante e mai dimenticate per dare la forza alle donne di superare le paure e chiedere aiuto. Se questo servirà a salvare anche una sola donna, il sacrificio di Romina e delle altre vittime di femminicidio non sarà stato inutile. La nostra Romina nel suo ultimo appello si rivolgeva a voi uomini, non lasciate che cada nel vuoto. In nome di Romina, delle altre vittime e di tutte noi vi chiediamo di amarci e di rispettarci  ancora di più  quando abbiamo il coraggio di dirvi che la relazione è finita. Solo se facciamo insieme un passo contro il femminicidio riusciremo a costruire una società migliore  in cui nessun genitore dovrà piangere una figlia strappata alla vita da quelle mani che avrebbero dovuto proteggerla”.